Se a queste liriche provassimo ad avvicinarci con la ragione, per una comprensione meccanica, ordinaria, non caveremmo un ragno dal buco, perché esse ci obbligano ad un approccio che si muove su sentieri differenti. Sentieri inconsci, irrazionali, fatti d’immagini e di suoni più che di vocaboli. Sentieri densi di musica, di ritmo, di figure oniriche che ci trascinano nell’oceano delle emozioni, delle sensazioni, delle suggestioni.
Queste poesie sono infatti incredibilmente ermetiche: non configurano concetti o cose dai contorni reali, bensì vi alludono; sono vento che sfiora le corde dell’animo, sussurra lamenti alle orecchie, accarezza le guance, socchiude gli occhi e colpisce la pancia. Il lessico è rarefatto all’inverosimile: la parola si sveste così dei finti significati sovrastrutturali con cui si maschera nel carnevale dell’uso comune, per tornare al suo senso primigenio, per caricarsi del suo valore primitivo dirompente.
(Dalla prefazione)
Diana Lazzari è nata a Roma il 6 novembre 1957. Vive in un paesino che si affaccia sul mare, in provincia di Roma. Lavora come docente di scuola primaria in un Istituto Comprensivo Statale. Questa è la sua prima pubblicazione.