Immergersi con tanta dedizione nell’esistenza fino a perdersi quasi nel suono di pensieri e trasformare questo suono in parole che segnano immancabilmente il percorso emotivo, fino a ritrovarsi nudi, spogli di tutti, eppure ricchi, puri.
Ecco quello che ha fatto Aurora Coppola nella sua prima silloge, Spoglia di sillabe, una raccolta nella quale l’autrice si lascia trascinare dalla forza della vita per estrapolarne il midollo, raggiungere la sua essenza.
D’altronde è alla poesia di matrice irlandese che fa costantemente e sottile riferimento, alla petrosità di Yeats, alla polisemicità di Beckett alla spigolosità di Joyce, e su questi ben pasciuti campi fa crescere una scrittura diretta, rocciosa e fiera.
Sinestesie, rime baciate, accostamenti ossimorici, incontri (in apparenza) casuali tra le sillabe, accompagnano lo scorrere dei versi, l’andare fluido nel profondo dell’inconscio.
Aurora Coppola, toscana d’origine ma irlandese d’adozione vive a Dublino dove ha approfondito le letture in lingua orginale di Beckett, Joyce e Yeats e studiato la tecnica delle Limericks. Per i propri componimenti attinge maggiormente dalla letteratura contemporanea di lingua inglese e francese. Aurora utilizza varie tecniche di scrittura per le sue rime (dalla classica baciata alla più libera) facendo uso del suo backround musicale a seguito di anni passati ad esercitarsi e a suonare batteria e percussioni in vari gruppi emergenti italiani e stranieri.